Confindustria Molise si esprime sull’autonomia differenziata

Il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata, approvato pochi giorni fa in Consiglio dei Ministri, pesa come un macigno sulle regioni del Sud perché non presuppone il principio cardine del federalismo fiscale, ossia la perequazione, quel meccanismo che assegna fondi senza vincoli di spesa per uniformare prestazioni e diritti in tutto il Paese, come scritto nella Costituzione.

E’ sotto gli occhi di tutti che al Nord si vive meglio rispetto al Sud, perché la sanità funziona meglio, stessa cosa per la scuola e per i trasporti. Lo dicono i tanti rapporti sull’economia e lo stato di salute del Paese. Non si può, perciò, pensare all’autonomia differenziata se non si definiscono prima i Lep (livelli essenziali delle prestazioni), ossia quel minimo di prestazioni e servizi che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Lo ha ben detto il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, definendo “intellettualmente non onesto” pensare all’autonomia senza prima definire i Lep e finanziarli, ma non con il principio della spesa storica di un determinato territorio.

Ci sono materie sulle quali la centralità dello Stato non può essere derogata, sanità e scuola in primis. Ma le nostre preoccupazioni – aggiunge Natale – riguardano quegli ambiti che impattano fortemente sulla politica industriale come l’energia, l’ambiente, le grandi infrastrutture di trasporto, il commercio con l’estero, ossia materie che non possono essere gestite a livello locale perché ne deriverebbe una confusione normativa che le imprese non sarebbero in grado gestire.

Non possiamo più accettare un Paese a due velocità, con un Nord che corre e un Sud che arranca.

La riforma del titolo V della Costituzione, che dal 2001 ha demandato alle regioni competenze su materie fondamentali come scuola, sanità, infrastrutture e ambiente, ha fatto proliferare negli anni pubbliche amministrazioni inefficienti a supporto di governi regionali che hanno generato debiti drammatici nella sanità (la cui spesa vale l’80% del bilancio regionale). Da qui l’enormità di problemi che ne sono derivati, sempre più grandi e irrisolvibili, che rendono difficile vivere e fare impresa nel Mezzogiorno molto più che nel resto d’Italia.

Oggi, grazie al Pnnr, abbiamo l’occasione per crescere e superare i divari enormi che spezzano l’Italia. Ci aspettavamo che questo Governo si impegnasse sulle riforme che l’Europa ci ha chiesto di fare, non certo sul ddl Calderoli approvato in fretta e furia.

Abbiamo bisogno di riforme che servono a riequilibrare il Paese e a restituire a tutti i cittadini italiani gli stessi diritti e le stesse opportunità”.