DECRETO DIGNITA’

Confindustria da diversi mesi ha espresso le proprie osservazioni critiche sul decreto dignità.

Le nuove regole previste nel Decreto sono, a nostro avviso, poco utili rispetto all’obiettivo dichiarato dal Governo – ossia CONTASTARE LA PRECARIETA’ – per una serie di ragioni ovvie: pensiamo innanzitutto alla disciplina del contratto a termine.

Il ritorno delle causali finisce nei fatti per limitare a 12 mesi la durata ordinaria del contratto a tempo determinato, generando potenziali effetti negativi sull’occupazione, oltre quelli stimati nella Relazione tecnica dell’Inps allegata al decreto.

Inoltre, non essendo chiaro il concetto di “rinnovo” e “proroga” (nel decreto si parla di durata superiore ai 12 mesi solo nei casi in cui ci siano “esigenze temporanee ed oggettive, estranee all’ordinaria attività”, ma non esiste un riferimento che consente di dare un significato univoco alle due espressioni), le imprese si troveranno esposte all’imprevedibilità di un contenzioso.

Ragion per cui un’azienda che ha bisogno di assumere, nel dubbio di incorrere in un contenzioso, preferirà non rinnovare i contratti a termine in essere e assumere nuovo personale. Questo, nei fatti, non farà che aumentare la precarietà.

Ecco perché Confindustria ha chiesto al Governo in carica di cancellare le causali e di fissare il termine dei contratti almeno a 24 mesi.

Per Confindustria l’unica strada per rendere più dinamico il mercato del lavoro è agire sul costo del lavoro e quindi sul cuneo fiscale (oneri e tasse a carico di imprese e lavoratori, che in Italia sono pari al 47,7% !!!), altrimenti avremo sempre più imprese che lasceranno l’Italia delocalizzando in Paesi in cui le condizioni sono migliori.